Concessioni, per lo Stato la proroga al 2020 è valida

Concessioni, per lo Stato la proroga al 2020 è valida

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L’Avvocatura di Stato si pronuncia ufficialmente a tutela della legge ora minacciata da un’imminente sentenza della Corte di giustizia Ue.

di Alex Giuzio
Ma ricorda che al termine di questa proroga si prevedono le gare, se non si varerà un’urgente riforma. Si fa ogni giorno più articolata la situazione giuridica della proroga delle concessioni balneari al 31 dicembre 2020, ma finalmente con qualche positivo passo in avanti. L’Avvocatura di Stato, con una deposizione del 12 gennaio 2015 emersa solo nei giorni scorsi, ha infatti preso una netta posizione per difendere la validità della proroga nei confronti della sentenza del Tar di Milano che invece ne minaccia l’annullamento per avere interpellato la Corte di giustizia europea su un giudizio in merito.
Con un folto documento, l’avvocato dello Stato Pietro Garofoli chiede alla Corte Ue «di voler valutare la irricevibilità della domanda pregiudiziale in esame per mancanza del necessario requisito della pertinenza in concreto con la causa instaurata innanzi al giudice remittente», e «in subordine, si chiede di voler comunque ritenere compatibile con il diritto comunitario la proroga al 2020 delle concessioni marittime lacuali e fluviali in essere». Dall’altro lato, il documento dell’Avvocatura di Stato al punto 38 afferma comunque che «la proroga ha rappresentato – e rappresenta – una misura transitoria per il passaggio da un regime di rinnovo automatico delle concessioni a un regime di affidamento delle stesse con gara». L’affermazione ricorda dunque che, se il governo non si deciderà a varare un’adeguata riforma del demanio marittimo che tenga conto degli investimenti effettuati dalle imprese esistenti, le concessioni saranno riassegnate a evidenza pubblica una volta scadute. Ovviamente l’Avvocatura di Stato non può che prendere atto della situazione esistente, in quanto non spetta a questo organo legiferare; ma con questo passaggio intende ricordare che ancora manca una normativa per il settore balneare che vada oltre il 2020. Eppure, l’intento della proroga al 2020 era di essere una misura provvisoria in attesa di una riforma più adeguata, che finora non è arrivata. Anzi, a questo punto potrebbe esserci il pericolo che il governo spacci la proroga al 2020 come unica misura possibile, per poi mandare le imprese subito all’asta, mentre non va dimenticato che i rappresentanti di categoria chiedono almeno altri 30 anni per poter rientrare negli ingenti investimenti effettuati in base alla precedente normativa. Vale la pena ripercorrere brevemente gli episodi che hanno portato a questa situazione: la proroga delle concessioni balneari al 31 dicembre 2020 è stata concessa nel 2013 dal governo Monti per avere più tempo per varare una riforma organica della materia, avendo lo stesso governo abrogato il rinnovo automatico ogni sei anni per uscire dalla procedura di infrazione europea. Senza questa proroga, infatti, le concessioni sarebbero scadute due anni dopo, il 31 dicembre 2015. Purtroppo però, nei mesi scorsi una sentenza del Tar Lombardia sulle concessioni lacuali (leggi notizia) e anche una successiva del Tar Sardegna sulle concessioni balneari (leggi notizia) hanno messo in dubbio la compatibilità di questa proroga con il diritto comunitario, chiamando la Corte di giustizia europea a pronunciarsi definitivamente sulla materia. La prima sentenza della Corte Ue arriverà a settembre, e in caso di parere sfavorevole, le concessioni balneari potrebbero tornare alla scadenza originale del 2015. Il fatto è particolarmente grave poiché la Commissione europea sta attendendo questa sentenza prima di pronunciarsi sull’ulteriore proroga trentennale che il governo italiano sta trattando con i sindacati balneari in vista della riforma generale del demanio marittimo. KANGURO s.a.s. Nel frattempo, come anticipato all’inizio dell’articolo, l’Avvocatura di Stato ha preso ufficialmente posizione a tutela della proroga – e ci sarebbe stato da stupirsi del contrario, trattandosi di una legge dello Stato che va assolutamente difesa. L’atto integrale è disponibile cliccando qui, e leggendo da pagina 81 a 92. Ora non resta che attendere il giudizio definitivo della Corte Ue per conoscere il definitivo destino della proroga. Molto soddisfatto per l’azione dell’Avvocatura di Stato è Cristiano Tomei, coordinatore nazionale Cna Balneatori, che subito dopo la sentenza del Tar Lombardia aveva affidato agli avvocati Roberto Righi ed Ettore Nesi l’incarico di un intervento di opposizione, al quale ha successivamente aderito anche Sib-Confcommercio. «Ora si riparte dal 2020», esulta Tomei. «Il documento depositato dall’Avvocatura di Stato esprime concetti economici, sociali, giuridici, solidali che fanno onore a quest’importante organo dello Stato di significativa rilevanza costituzionale. Le sue conclusioni svuotano di ogni fondamento le affermazioni di quanti asseriscono l’inesistenza della proroga al 2020. Noi ne siamo sempre stati convinti e questo ci ha indotto a procedere con l’atto di resistenza giuridica degli avvocati Righi e Nesi, iniziativa che ha già superato il primo vaglio di ammissibilità verso la Corte di giustizia europea. Ora abbiamo anche il conforto dell’Avvocatura di Stato. La proroga al 2020 è legge dello Stato e va difesa in Italia e in Europa: si tratta di un principio di legittimità giuridica, istituzionale e sindacale».